Hunger Games 2023 squarcia ogni maschera e ci porta nell’abisso dell’animo umano

Come in una novella di Poe o un trattato di Jung, Hunger Games, la ballata dell’ usignolo e del serpente, è un meraviglioso viaggio nei buchi neri della nostra anima.

Eravamo presenti alla prima di Hunger Games. Non ci aspettavamo cotanta bellezza e incredibile profondità da un film che, nonostante bello nei primi episodi della saga, non ci aveva mai portato a vette così alte. Come sfogliando le pagine del libro rosso di Jung e vedendo i suoi disegni e le sue visioni cupe e scure nei mandala e negli alberi illustrati, così il racconto di Francis Lawrence ci porta in un’avventura meravigliosa, a farci capire quanto l’animo umano sia complesso, fragile, delicato, sensibile. Come si possa da un semplice sentimento, quale l’orgoglio di appartenere ad una casata importante ma decaduta, si possa finire ad essere assassini, a ridursi ad animo senza cuore, a persona spietata e senza scrupoli. Come l’amore possa farci soffrire in maniera terribile, molto più di quanto ogni persona malvagia possa farci soffrire. Quanto manca a ognuno di noi per star bene con se stessi per portarci a sbilanciarci a tal punto da innamorarsi pazzamente di qualcun altro? È proprio vero che prima di amare qualcun altro bisognerebbe amare se stessi così tanto da stare in equilibrio da soli. Chi ci delude non deve portarci mai a distruggerci. Così il racconto dei primi anni di Coriolanus Snow (uno stupefacente Tom Blyth), il cattivo degli Hunger Games di 10 anni fa, è un viaggio per tutti noi, è un momento di riflessione per farci capire quanto si debba esser forti per provare a rimanere noi stessi, mentre incontriamo le difficoltà della vita. Si è vero, la Lawrence ci ha fatto aspettare 10 anni per concepire questo nuovo inizio, questo nuovo viaggio alla scoperta del personaggio principale, e del suo cuore distrutto. E ne siamo contenti, perché l’abbiamo ammirato: abbiamo guardato tutti i dettagli del film e abbiamo visto che è stato curato in ogni piccolo frame.

Lo strapotere della performance di Viola Davis incorona una sceneggiatura e una regia di alto livello, ed i colori e la fotografia sono sapientemente scelti per raccontarci un mondo, quello in cui si svolgevano gli Hunger Games nella loro 10ª edizione, ancora non perfettamente cupo, grigio, ma già appassito sotto i domini della dittatura.

La nuova eroina del film, la Lucy Gray interpretata da Rachel Zegler, possiede coraggio, dolcezza e forza, quella forza che manca a Coriolanus, il protagonista, che piano piano viene trasformato nel profondo. Lei, l’usignolo, accompagna con i suoi canti la seconda parte del film, vivace e a momenti spensierata. Non arriva a entrarti dentro come la Katniss di 10 anni fa, ma la performance è più che sufficiente. Se proprio dobbiamo trovare un difetto a questo Hunger Games 2023 (non stiamo qua anticiparvi nessuno spoiler), lo troviamo nella troppa abbondanza di canti nella seconda parte: forse un cambio di musiche, di tipi di voce, di ritmo, in alcuni momenti, l’avrebbe reso ancora più bello. Ma non siamo qua a guardare la canzone in più o in meno che passa in sottofondo: guardiamo questo spettacolo di sceneggiatura e di regia, che ci ricorda oltre che Jung e il suo Libro Rosso, anche le novelle di Edgar Allan Poe, dove parola per parola, attimo per attimo, vicenda dopo vicenda, si entra sempre di più dentro i labirinti dei cuori dei protagonisti, e dove passare da vittime e carnefici, da buoni a cattivi, è davvero un attimo. Un po’ come in una partita di tennis, dove magari un punto sbagliato ti cambia la mente e esci sconfitto da una partita che avevi in mano.

Ottimo, assolutamente da vedere.



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